Premessa
«Travestito da segni semplici e pseudodada, con cromie acide, accumulazioni verdastre, violacee, fluorescenze violente assediate da reiterati “perché?” Mimmo Di Caterino anticipa e posticipa la mutazione genetica di noi esseri ancora legati ad un secondo medioevo. Siamo agli albori di una nuova modernità, agli inizi di un “come saremo” futuro, al bivio intuizione o memoria retroattiva»
Fatti
Nessuna opera meglio di quella di Mimmo Di Caterino saprebbe illustrare la ricchezza dell’attuale confusione, l’immensità di un messaggio attualizzato del dramma latente della condizione umana, e allo stesso tempo la totale libertà nell’invenzione delle strutture espressive che ne sono il necessario supporto.
Mimmo è uno dei più importanti pittori-ideologi-artivisti italiani, sicuramente fra quelli che hanno lasciato (e sta lasciando) un’impronta importante sul palcoscenico artistico nostrano.
Come curatore del Museo di Camo l’ho omaggiato acquisendo in permanenza alcune opere al fine di decretare il suo viaggio intrapreso negli ultimi anni.
Un percorso artistico che ha messo in risalto i limiti della nostra specie sottolineandone persino gli aspetti più turpi, sui quali poi ci ha costruito, con ironia, un impianto pittorico eccezionale, al confine fra figurazione e visione informale.
Come amico gli dedico queste righe perché gliele devo. Per la sua onestà intellettuale in primis. In seconda battuta perché nonostante lo scorrere incessante del tempo Mimmo continua a darmi amorevoli segni di supporto e sapientemente continua a coniugare la sua “violenza” impulsiva del gesto alla grandezza ineffabile della sua visione cosmica.
Epilogo
Grazie Mimmo. Davvero. Archiviare nel tempo alcune tue opere è stato come mettere al riparo la tua intimità più rivoluzionaria.
Grazie Mimmo. Perché solo da una profonda umanità possono derivare queste tue esplosioni dell’istinto. Ed è questo che ancora mi colpisce e stupisce.
Dedicarti questo testo è voler certificare la tua esistenza sostanzialmente tutta antagonisticamente vissuta, lodare la tua liberissima, irridente creatività.
Non mi rimane che restare in attesa “degli sviluppi postumi della tua processualità mnemonica in divenire”.
Lunga vita.
Claudio Lorenzoni