Uno dei libri più avvincenti che abbia mai letto sul mondo del running è quello del giornalista Christopher McDougall intitolato Born to run. Il libro parla della storia di McDougall stesso che a causa del suo enorme fisico soffriva di gravi problemi ai piedi che nemmeno le scarpe più tecnologiche erano in grado di alleviare.
Un po’ per caso e un po’ per ricerca, il giornalista scopre che in Messico c’è un leggendario popolo che corre con dei sandali e pare che non abbiano mai male, e così inizia un racconto incredibile che culmina con una gara mitologica, corsa anche dall’autore.
L’uscita del libro – si tratta di storia vera – ha portato alla creazione di un vero e proprio mito attorno al popolo dei Tarahumara ai quali nel tempo sono stati dedicati documentari e film (tra i tanti The Infinite Race). L’obiettivo dei cineracconti è stato quello di documentare come e perché quel popolo corre, corre forte e corre tanto.
Due i punti sui quali ci si interroga.
Il primo: come è possibile che non subiscano traumi praticando la corsa esattamente all’opposto di come i produttori di scarpe fanno intendere sia il modo corretto? Correre scalzi senza ammortizzazione è il segreto?
Il secondo: che sia la loro alimentazione, fatta in prevalenza di mais, fagioli, zucca e patate, e pochissima carne, a dare la corretta energia?
La risposta?
Vi consiglio una ricerca in rete della storia di Maria Lorena Ramirez che ha vinto uno degli Ultra Trail più duri al mondo correndo con un equipaggiamento a dir poco lontano da quello di un’atleta professionista.
Gonnellino, fazzoletto al collo, ai piedi due sandali rudimentali con suola di gomma. Che dire?
Lunga vita ai “Raramuri” (piedi veloci).
Claudio Lorenzoni