Il mito di Sisifo rappresenta uno dei pilastri fondamentali del pensiero filosofico di Albert Camus. In quest’opera l’autore affronta la questione centrale dell’assurdo, utilizzando la figura mitologica di Sisifo come metafora della condizione umana contemporanea.
Camus inizia la sua riflessione ponendo quella che considera la domanda filosofica fondamentale: ovvero se la vita valga o meno la pena di essere vissuta. Questa questione emerge dal riconoscimento dell’assurdo, che nasce dal confronto tra il desiderio umano di significato e la silenziosa irrazionalità del mondo. L’assurdo non risiede né nell’uomo né nel mondo separatamente, ma nella loro coesistenza.
L’autore propone una risposta sorprendentemente vitale alla scoperta dell’assurdo. Invece di cedere alla disperazione o cercare una fuga attraverso il suicidio (fisico o filosofico), Camus suggerisce la rivolta come risposta autentica. Questa rivolta consiste nel vivere pienamente nonostante – e forse proprio a causa – dell’assenza di un significato ultimo.
La scelta di Sisifo come emblema della condizione umana è particolarmente significativa. Condannato dagli dèi a spingere eternamente un masso sulla cima di una montagna, solo per vederlo rotolare nuovamente a valle, Sisifo rappresenta l’uomo moderno confrontato con l’apparente insensatezza della sua esistenza.
Il momento più rivoluzionario dell’opera è quando Camus dichiara che “bisogna immaginare Sisifo felice“. Questa affermazione paradossale racchiude l’essenza del suo pensiero: la felicità non deriva dal trovare un significato ultimo, ma dall’accettare lucidamente l’assenza di significato e continuare comunque a vivere con passione.
La riflessione di Camus rimane sorprendentemente attuale.
E visto che viviamo in un’epoca caratterizzata da crisi di significato e incertezze esistenziali, come buon auspicio per il 2025, vi invito a “rivoltare” la vostra vita con gioia consapevole.
Buon anno a tutti!
Claudio Lorenzoni