Sul campo sportivo spesso si giocano partite che vanno oltre le singole competizioni. Ci sono atleti che tagliano i traguardi della storia e che compiono imprese che ancora dopo anni continuano a far battere il cuore.
Una di queste, che sia vera, o inventata, è quella di Nikola Jokić, 30enne, 211 cm, serbo, centro dei Denver Nuggets.
Senza dover sciorinare numeri e record allucinanti e mai visti prima di lui, la sua storia è meravigliosa.
Ecco a voi:
– a 13 anni smette di giocare a basket per andare a cavallo;
– a 15 anni torna a giocare a basket chiedendo lui stesso alla squadretta vicino casa di poter giocare con loro. Dichiara che al tempo beveva 3 litri di coca cola al giorno;
– a 16 anni scrive su Facebook: «C’è qualcuno che viene a giocare con me al campetto?». Ancor oggi quello status ha 0 commenti.
– a 17 anni gioca con l’under 18 del Mega Vizura, senza però mai mettere piede in campo con la prima squadra. Non viene mai convocato in nessuna nazionale giovanile serba, né viene contattato dalla Stella Rossa o dal Partizan (i vivai più importanti del Paese). In pratica non se lo fila nessuno;
– a 18 anni un importante agente scrive testualmente sul suo taccuino “Grande talento, fisico schifoso”. L’agente è Misko Raznatovic che, dopo la firma del contratto, gli promette una scatola di biscotti al cioccolato dopo ogni buona prestazione;
– a 18 anni è costretto a saltare due partite per una lesione al polso causata da 3 ore di autografi fatti a 300 bambini, durante un evento della sua squadra: «Nella mia vita non posso deludere mai nessun bimbo».
– a 19 anni inizia a dominare nella Lega Adriatica e il Barcellona lo vuole a tutti i costi. All’ultimo però i catalani si tirano indietro dopo averlo visto giocare molto male in una partita. I Denver Nuggets mettono così gli occhi su di lui;
– la notte del Draft 2014, mentre viene scelto alla numero 41 dai Nuggets, suo fratello Nemanja è a New York a stappare bottiglie di champagne, offrendo da bere a chiunque. Nikola invece è a casa, in Serbia. A dormire.
– a 20 anni si presenta a Denver col 22% di massa grassa. La prima sera, a una cena a casa di un dirigente, mangia da solo una vaschetta da 1kg di gelato. Vietandogli coca cola e altre schifezze, i Nuggets gli faranno perdere 20kg in 6 mesi;
– a 21 anni dichiara di aver fatto a pugni in casa coi suoi due fratelli durante una partita al gioco di carte “Uno” perché uno di loro stava barando;
– a 22 anni dichiara che una volta a settimana parla al telefono con Dream Catcher. Sua mamma deve andare nella stalla per passarglielo. Dream Catcher è il suo cavallo.
– a 26 anni dopo una grande prestazione nei playoff contro Portland, alla domanda di una giornalista «Come ti sei preparato a questa importante partita?», Jokic ha risposto «Ho mangiato, ho guardato programmi TV, ho mangiato di nuovo, poi ho dormito»;
– a 28 anni, è stato definito da Gregg Popovich come “Il più grande genio che abbia mai visto su un campo da basket”;
– a 29 anni, ha dovuto chiedere aiuto ai compagni per poter salire sul podio alle Olimpiadi di Parigi, perchè fino a mezz’ora prima aveva trascorso tutto il pomeriggio a petto nudo ingurgitando qualsiasi cosa per festeggiare la medaglia di bronzo.
Mentre scrivo Nikola Jokic ha appena compiuto 30 anni. Continua a giocare nei Denver, a bere coca cola e a parlare col suo cavallo.
Claudio Lorenzoni